Il mondo SEO è in costante evoluzione, sempre all’inseguimento degli aggiornamenti di Google: ogni volta che il motore di ricerca cambia, bisogna aggiornarsi. L’assunto principale resta sempre “Content is King”, cioè il contenuto al centro di tutto, rimarcato da Google già da molti anni; ma tante cose non sono più come le ricordiamo, ad esempio la densità delle parole chiave oggi conta molto poco. Per questo parliamo dei nuovi pilastri della SEO: il traffico diretto dato dalla brand awareness.
L’impatto del traffico diretto
Il recente studio di SEMrush sui fattori di ranking SEO ci mostra nuove prospettive. Il primo grafico alla voce “Visite al sito web” evidenzia un collegamento tra le visite totali di un sito ed il suo piazzamento in SERP. Gli studiosi hanno ripetuto il test escludendo le visite organiche, cioè provenienti dai motori di ricerca, perché avrebbero influenzato l’analisi. Hanno compreso che sul solo traffico diretto il trend non solo resta, ma si fortifica: quindi le visite dirette al sito influenzano fortemente il ranking SEO, e anzi, oggi sono addirittura il fattore più rilevante di tutti.
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Certo, come spesso accade, l’impatto è minore se il volume di ricerca della keyword è più basso. Insomma su una parola chiave da “coda lunga” o comunque di basso traffico, il traffico diretto inciderà molto meno (quindi anche siti e blog nuovi potranno ritagliarsi spazi in prime pagine). Per la conquista di una keyword molto popolare, invece, il fatto che il sito abbia già delle visite dirette elevate è di primaria importanza. Ora la domanda diventa: come si può assecondare questa rilevanza? Come si può creare traffico diretto (quindi non da Google) su un sito, per poi così dargli un boost nella SEO? C’è bisogno di una forte brand awareness.
Oggi il traffico diretto di un sito ne influenza fortemente il piazzamento Google, e diventa più importante quanto più alta è la popolarità della keyword.
Costruire traffico diretto: la brand awareness
Il modo migliore per garantire un traffico diretto è creare consapevolezza del proprio brand. Può sembrare che le visite dirette arrivino “dal nulla” ma in realtà, come quelle organiche, provengono da un bisogno. La differenza è che la risposta al bisogno viene fornita già prima di una ricerca su Google, quindi l’utente non cercherà, ma andrà direttamente sul sito. Non è un obiettivo facile, e la pretesa immediata non è certo essere conosciuti da tutti. Si inizia poco a poco, ci si ritaglia un proprio pubblico di riferimento, e facendosi conoscere si prova a sostituirsi alla ricerca.
La brand awareness, da non confondere con la brand reputation, è proprio la conoscenza del marchio o prodotto. Se un utente lo conosce e lo ricorda, potrebbe accedere direttamente al sito (a seconda del bisogno e del livello di riconoscibilità). L’ideale per iniziare è farsi pubblicità nei tanti modi a disposizione: le campagne Adwords, quelle social, la pubblicità nel mondo fisico. Oppure organizzare condivisioni e recensioni da parte di influencer ed opinion leader, ospitare ed effettuare guest post (nel caso dei blog), insomma spargere la voce. Queste azioni hanno un costo, che però non è eliminabile: è il costo della pubblicità, un elemento indispensabile.
Per creare una base di traffico diretto, bisogna far conoscere il proprio marchio come risposta ad un bisogno. E per questo c’è bisogno di farsi pubblicità.
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