La Keyword Density è un po’ come una vecchia leggenda della scrittura SEO. C’è chi dice sia vera, falsa, ottima, pessima, mai esistita o caduta nel dimenticatoio. Eppure se ne parla ancora, è nell’elenco delle analisi di Yoast SEO, e alcuni la assumono come accorgimento primario. Togliamoci quindi ogni dubbio: la densità di parole chiave è ancora importante? Ne esiste un “valore ottimale” da assumere?
Keyword Density: cos’è, come si calcola
La densità di parole chiave è, in modo semplice, la percentuale di apparizione di una certa parola chiave (keyword) all’interno di un testo. Ad esempio, se la keyword appare per 3 volte all’interno di un testo di 100 parole, la sua densità sarà del 3%.
La Keyword Density si può calcolare come una qualsiasi percentuale. È sufficiente dividere le volte in cui la keyword appare per la quantità di parole totali, quindi moltiplicare il risultato per 100. Naturalmente, per non rifare il calcolo ad ogni modifica, tutti i plugin dedicati alla SEO hanno un calcolatore automatico di densità, proprio come Yoast SEO.
Google ha imparato le cose importanti
Anni fa la Keyword Density era un fattore fondamentale per Google. Durante la scansione delle pagine web, il motore di ricerca dava grande rilevanza alla presenza ripetuta della keyword. Il principio era: se il termine ricercato è molto presente, allora l’articolo sarà rilevante. Col tempo, però, questo ha portato a pratiche sgradevoli: la più conosciuta è il Keyword Stuffing, l’accumulo scorretto di tante keyword diverse in una pagina, per acchiappare più ricerche possibili. Ma anche al di là delle tecniche scorrette, divenne comune badare più alla ripetizione della keyword che ad una buona scrittura.
E qui sta il cambiamento. Gli algoritmi hanno imparato cosa conta davvero: che un testo sia ben scritto, scorrevole, leggibile, gradevole per l’utente. Oggi Google favorisce i testi pensati e redatti per l’utente, ricchi di vero contenuto e privi di trucchetti, e penalizza le pratiche scorrette. Anche il solo esagerare con la parola chiave è penalizzato: Google sa che questa tecnica rende il testo più macchinoso ed impastato, meno scorrevole. Tant’è che si può sentir parlare anche di Keyphrase (frase chiave) al posto della semplice Keyword, per avere più libertà di scrittura.
Google è cambiato ed ha imparato cosa conta di un testo: che sia scritto bene e per l’utente. Chi riempie troppo gli articoli con la stessa keyword è giudicato peggiore.
La Keyword Density oggi
Arriviamo quindi alle risposte: la Keyword Density esiste ancora? Sì, ma incide in modo molto limitato: potremmo dire che c’è, ma non è più importante. Il recente studio di SEMrush sui fattori di ranking SEO ci mostra un impatto davvero basso, tra i più irrilevanti di tutti. Altri elementi, che in passato erano poco calcolati (come la quantità e qualità delle visite al sito, i backlink o l’HTTPS), influenzano molto di più il piazzamento. Meglio dedicare il nostro tempo a loro!
Insomma, vale la pena di dare uno sguardo alla densità di parole chiave nei nostri articoli, ma niente di più. Se in un articolo (che reputiamo ben scritto ed esaustivo) notiamo che la Keyword Density è più bassa del solito, non c’è alcun bisogno di sostituire parole a caso per farla aumentare. Resta sempre una buona pratica includerla almeno qualche volta, perché è l’oggetto dell’articolo; lo stesso Yoast SEO ha un’indicazione di “valore ottimale” tra lo 0,5% e il 2,5%. Ma si tratta di un mero riferimento e non di un elemento indispensabile. La sua importanza è minima, quindi non fossilizzatevi inutilmente; anzi, eccedere è peggio che essere in difetto.
Oggi la Keyword Density conta davvero poco, anzi: spesso è meglio tenerla bassa. Vale la pena dare uno sguardo, ma senza fare modifiche rilevanti!
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